scultore nello bocci
biografia

 

 
nota critica
Dopo le vicissitudini e gli effimeri risultati offerti da alcune delle proposte avanguardiste del secondo Novecento, Bocci è uno dei primi ad aver capito l'importanza di un ritorno alla purezza della forma e alla sinuosità della linea. Ne sono una testimonianza alcune opere, come Riconoscimenti, 1985; Accorpo, 1985; Positivo-Negativo, 1990, ecc… nelle quali la divisione materica degli elementi formali - una specie di lacerazione interiore - diviene emblema di una separazione sociale e culturale. Una nota, questa, che lo accompagna in tutto il percorso, poiché anche là, dove gli elementi sembrano non necessitare di altri rapporti, il segno che delinea la plasticità degli spazi lascia emergere chiaramente il senso di tale lacerazione. E quando le forme si animano come di due esseri viventi, maschio e femmina, la luce che ruota attorno non le ricompone in un insieme unitario, ma lascia che la dualità venga fuori come effetto di una distorsione culturale. Strutture archetipe - così le definisce l'autore - ma anche segni di un passaggio, di una partecipazione attiva alla "ri-costruzione" della Natura. Una specie di installazione; una scultura che assume i connotati del recupero dello spazio, del ritorno della Natura deturpata ed abbandonata. Ma anche creazione di simboli esorcizzanti la paura dello spazio vuoto, totem di una religione moderna, sfida all'infinito. Una cultura archetipa che fa di Bocci l'artista della terra cotta, del bronzo, del ferro, del gesso, del legno, ecc.. e dell'opera il veicolo di nuove alchimie, di nuove mitologie. Ma non solo, opere come riscoperta di una volontà di dialogo, di un recupero di "senso" del linguaggio tradizionale, quale quello promosso dall'astrattismo, che aveva colto nella natura una forza opposta a quella creativa dell'artista. Con Bocci si ripropone perciò il dialogo, e con esso il rapporto uomo - natura.

Vincenzo Perna
Mario Apice
Enzo Di Grazia
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